PASQUA CRISTIANA -
CATTOLICA ED ORTODOSSA

Dalla data della Pasqua ebraica è derivata la data della Pasqua cristiana, in quanto il giorno in cui morì Gesù (Venerdì Santo) era il giorno al tramonto del quale aveva inizio la Pasqua ebraica, e dunque il giorno della Resurrezione doveva essere la domenica successiva al 14 di Nisan. Per questo il primo Concilio di Nicea (325 d.C.) stabilì che la Pasqua dovesse essere celebrata la domenica successiva al primo plenilunio di primavera. La Pasqua ortodossa segue la stessa regola generale, ma si basa sul calendario giuliano non sul gregoriano, perché quasi tutte le chiese ortodosse non hanno recepito la riforma del calendario di papa Gregorio XIII del 1582. Questo comporta due differenze di calcolo: la prima, perchè il calendario giuliano è tredici giorni più arretrato; la seconda, perché l'epatta viene calcolata con la vecchia formula, precedente alla riforma del 1582, quindi a volte le date di Pasqua cattolica e ortodossa coincidano e altre volte no; la differenza è perché il plenilunio ortodosso cade nel periodo tra il 21 marzo e il 2 aprile, periodo in cui,
secondo il calendario giuliano, non è ancora primavera, per cui la data si sposta a 30 giorni dopo; esempio, se il 26 marzo fosse sabato e fosse plenilunio, per la Chiesa cattolica sarebbe Pasqua il 27 marzo. Per le chiese ortodosse, invece, in realtà il 26 marzo è il 13 marzo e dunque ancora inverno; dunque il plenilunio pasquale sarebbe un mese dopo, il 12 aprile del calendario giuliano, ovvero il 25 aprile, e la Pasqua la domenica successiva. Nei paesi ortodossi con clima mediterraneo, i pasti nei giorni di festa, sono abbondanti in pesce, carne e orto-frutticoli. Invece nei paesi continentali (Romania, Russia , Bulgaria, Ucraina) predominano i pasti a base di carne. Durante i quaranta giorni successivi alla Pasqua, è di rito salutare chi si incontra con "Cristo è risorto" (Khristos voskres) ed è consuetudine ricevere in risposta "Veramente è risorto" (Voistinu voskres). 

PASQUA: I PIATTI DELLA
TRADIZIONE ITALIANA 
La gran parte degli italiani preferisce trascorrere in famiglia o con le persone care, attorno alla tavola apparecchiata con stoviglie e decorazioni che richiamano i colori della primavera, i piatti della tradizione più diffusi da Nord a Sud della Penisola sono: AGNELLO in tutta Italia, il piatto forte del pranzo pasquale è l’agnello, preparato in modi diversi a seconda della regione: al forno con le patate, con rosmarino e cipolle, tartufato, “cacio e uova”, l’abbacchio alla romana, cotto con vino, acciughe salate, rosmarino e aglio. Il suo consumo è legato sia alla Pasqua Ebraica, secondo quanto prescritto da Dio a Mosè, il popolo d’Israele sacrificò un agnello e lo mangiò arrostito, insieme ad erbe amare e al pane azzimo, sia a quella Cristiana,nella quale incarna il sacrificio di Cristo sulla croce. 

PASTA FATTA IN CASA, abbiamo una grande varietà di formati e condimenti, agnolotti, tortellini, lasagne, in Puglia le orecchiette con carciofi e mandorle, in Sardegna i “pillus” (simili ai tagliolini) cotti in brodo di manzo o pecora. 
UOVA, non molti anni fa, la vigilia e la mattina di Pasqua, era diffusa l’usanza di portare le uova in chiesa per farle benedire, mangiandole poi a colazione e a pranzo, oggi esiste solo in alcune piccole località, le uova sode sono uno dei cibi più rappresentativi della Pasqua, spesso abinate ai salumi. Associate da tempi antichissimi alla vita, egizi, fenici e persiani, in primavera, si scambiavano uova per celebrare la rinascita della natura. 

CASATIELLO, a Napoli ogni famiglia custodisce la propria ricetta. Il casatiello o tortano è una torta rustica ripiena di ogni “ben di Dio” (pancetta, salame, uova, provolone dolce o semipiccante); mangiato tradizionalmente la sera del
Sabato Santo, resta morbidissimo per svariati giorni grazie alla presenza della sugna nell’impasto. 

TORTA PASQUALINA, nata a Genova nel XV secolo, è una torta salata costituita da 33 sfoglie (nelle ricette antiche in ricordo degli anni di Cristo), vengono farcite con bietole o carciofi, prescinseua ligure (cagliata fresca dal sapore acidulo), uova e maggiorana. 

TORTA AL FORMAGGIO, un impasto a base di farina, uova, pecorino e parmigiano grattugiati, lievito di birra, olio o strutto, un po’ di latte, sale e pepe, dalla forma che ricorda il panettone natalizio, in Umbria è consumata nella colazione della mattina di Pasqua, con salumi, formaggi e uova sode, è chiamata “crescia” nelle Marche. 

IMPANATA RAGUSANA, Presente nella gastronomia siciliana dai tempi della dominazione spagnola, è una focaccia formata da sfoglie, riempite in vario modo, ma a Pasqua vengono farcite con la carne d’agnello o di capretto, cotta con vino rosso e conserva di pomodoro.

BRASATO, in Piemonte il secondo piatto pasquale non è l’agnello, bensì il brasato al Barolo, uno stufato fatto con carne di manzo della razza fassona, allevata nelle Langhe, marinata per mezza giornata nel vino rosso, con sedano, carote, cipolle, ginepro, chiodi di garofano e cannella, cotta nello stesso liquido per due ore a fuoco dolcissimo; Le erbe aromatiche vanno poi frullate e unite alla carne, deve cuocere ancora mezz’ora, poi servita, solitamente con il purè di patate o la polenta. 

AFFETTATI, Soppressata, salame, capocollo, prosciutto crudo, lonza di maiale, pancetta e porchetta; altro elemento del pranzo o della colazione nel Centro Italia pasquale, serviti per antipasto con le uova sode.

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