LA ZUCCA A FIASCO I botanici hanno ipotizzato che la zona di origine della pianta Lagenaria, della specie Siceraria, sia l’Africa, più precisamente lo Zimbabwe, che la pianta sia stata domesticata dall’uomo ancor prima del grano, tra i 13000 e i 12000 anni fa; dai molti reperti archeologici trovati, fu domesticata per la prima volta in Asia grazie alla possibilità di usare i frutti della Lagenaria come contenitori per l’acqua, indispensabile per l’uomo.
Residui di Lagenaria sono stati rinvenuti in tutti i continenti e molte sono le ipotesi sul come abbia potuto raggiungere nei millenni tutte le parti del mondo; negli anni ’50 venne effettuato un curioso esperimento da parte di uno studioso: egli lasciò galleggiare un frutto di Lagenaria in acqua salata per quasi un anno, poi ne estrasse i semi e li conservò per altri sei anni. Stupefacente fu il risultato, quando si scoprì che dopo tutto quel periodo, molti di essi erano ancora in grado di germinare avvalorando così l’ipotesi che alcuni esemplari di Lagenaria abbiano potuto colonizzare spontaneamente il pianeta viaggiando da un continente all’altro, galleggiando sull’acqua degli oceani; ad avvalorare tutto ciò, sono alcuni ritrovamenti di Lagenaria avvenuti in Messico risalenti a circa 10000/9000 anni fa.
Secondo alcuni studi fatti sulle correnti dell’Oceano Atlantico, si è potuto determinare come una precisa corrente abbia potuto proprio trasportare i frutti dall’Africa alle Americhe in un viaggio durato all’incirca tra i 250 e i 300 giorni; tutto ciò è potuto accadere grazie alle speciali qualità dei frutti della Lagenaria, che come visto, hanno i semi con una lunga vitalità, hanno una grande facilità di galleggiamento e non ultimo una grande resistenza.
Era conosciuta anche dai Romani come “cucurbita” e su essa troviamo citazioni di Plinio il Vecchio, grande studioso della storia naturale e Lucio Giunio Columella che ricoprì un ruolo importante nella storia delle Scienze Agrarie. Entrambi sostennero che questa pianta odiasse l’inverno e amasse i terreni ben irrigati poiché quando c’è abbondanza di acqua essa necessita di meno cure.
Oggigiorno, i frutti della Lagenaria hanno un impiego ornamentale, appartengono alla famiglia delle cucurbitacee, di cui fanno parte anche zucche, cetrioli, angurie e meloni. La Lagenaria ha un’infinità di forme, da quelle tonde a quelle allungate e ricurve, a quelle a fiasco, giusto appunto queste ultime chiamate “fiasco del pellegrino”, a sottolinearne la funzione di contenitore molto usato nel Medioevo.
La peculiarità di questi frutti è che una volta correttamente essiccati hanno una consistenza dura, legnosa e resistente ma al tempo stesso sono molto leggeri e impermeabili. Molti comunque sono gli utilizzi della Lagenaria nel tempo, da contenitore a stoviglie, ancora oggi si usano per la costruzione di strumenti musicali come tamburi o pianoforti a pollice e il famoso berimbau, usato nella capoeira.
LA ZUCCA A FIASCO, zucca da vino, zucca bottiglia, zucca lagenaria, cocozza, è una pianta della famiglia Cucurbitacee, zucche utilizzate anche come varietà ornamentali. È l'unica zucca presente nel vecchio continente prima della scoperta dell'America, da dove invece provengono le zucche del genere Cucurbita.
Le lagenarie, al pari delle zucchine e simili, possono essere consumate cotte ed essere conservate utilizzando aceto, in cucina si utilizzano i frutti più giovani, che presentano un elevato grado di delicatezza e di succosità.
Nei paesi in cui tale specie è coltivata, si utilizzano i gusci come vasi e contenitori di vario genere, quali recipienti e contenitori (fiaschi, borracce, ecc.) in cui conservare, per breve periodo, acqua, vino o altri liquidi; vengono inoltre utilizzate per fabbricare strumenti musicali e astucci penici.
Esiste una varietà nota come Lagenaria siceraria var. longissima, o "zucca da pergola", i cui frutti hanno una forma molto allungata invece della tipica forma a fiasco; nella coltivazione a pergola pendono in basso per gravità, mentre nella coltivazione spontanea sul terreno si ricurvano e prendono una forma a "serpentello"; sono utilizzate per preparare delle zuppe (ad esempio, la zuppa verde del Cilento) o mangiate con la pasta, tradizione della cucina siciliana, cilentana e napoletana.
Le foglie hanno una caratteristica consistenza vellutata, e le cime con le foglie più tenere vengono anch'esse consumate come minestra e come contorno, sono note come tenerumi; questo uso è particolarmente diffuso in Sicilia, dove i tenerumi vengono anche utilizzati nella cucina creativa insieme ai ricci di mare e in varie altre zuppe miste di verdure. I tenerumi vengono utilizzati anche per accompagnare la pasta all'interno del pesto rosso.
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